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    Obiezione di coscienza

    di il 27/12/1998 in Obiezione di coscienza con Nessun commento

    Io sottoscritto Daniele Gubert

    mi dichiaro, in libertà di coscienza e sulla base di intime convinzioni filosofiche, religiose e politiche, obiettore “totale” alla leva obbligatoria prevista dallo Stato Italiano, sia nella forma del servizio militare che in quella del servizio sostitutivo civile.

    Dichiaro di essere fermamente contrario alla guerra, all’uso personale e organizzato delle armi (anche nella caccia sportiva), alle ingenti spese militari attuali, all’uso militare dell’energia nucleare, nonché alla fabbricazione e vendita di armi da parte di industrie del mio Paese.

    Credo profondamente nello strumento democratico di confronto e dialogo tra i popoli, e mai imbraccerò arma o alzerò mano di fronte a qualsivoglia prepotente in difesa di qualunque suolo o confine patrio o estero.

    Prediligo i metodi della persuasione, dell’intelligenza, della tolleranza e della non-violenza per la risoluzione dei conflitti. Il fallimento di questi metodi è il fallimento dell’uomo e della sua cultura, e di fronte ad una inevitabile guerra assassina e animale per quanto tecnologica e pulita, meglio la fuga o la morte per prigionia o tradimento.

    Rifiuto in modo categorico, sulla base delle mie convinzioni filosofiche, morali e religiose, un addestramento che mi porterebbe ad essere potenziale strumento di morte nei confronti di altri esseri umani, miei fratelli, in nome di ideali o regimi che accettano la guerra armata come strumento di ordine mondiale.

    Ritengo che la terra vada preservata e difesa in quanto ecosistema (non solo come proprietà privata), e che i sistemi politici che essa governano debbano tendere a ciò favorendo lo sviluppo equo e solidale di tutti i popoli, promuovendo il benessere di tutti gli uomini e le donne compatibilmente con le risorse ambientali, piuttosto che allestire poderosi strumenti militari a difesa delle disparità distributive che ingrassano i ricchi e affamano i poveri del mondo.

    Non credo nella moralità e giustizia del servizio civile alternativo, forma di lucroso sfruttamento indebito “per contrappasso” da parte dello Stato nei confronti della gioventù non-violenta e pacifista.

    Considero la leva obbligatoria una spietata corvée feudale, uno jus primae noctis (jus primi anni) gravante sui ragazzi che, compiuti gli studi, sono costretti a pagare in natura la loro appartenenza ad uno Stato che si appropria con la coercizione della loro libertà, li istruisce alla violenza o, in alternativa e per magnanima concessione, li umilia con compiti di volontariato non efficiente e coatto.

    Ho compiuto studi e numerosi viaggi all’estero, ho usufruito di borse di studio di enti privati, della Provincia, dello Stato, dell’Unione Europea per conseguire un’alta qualificazione e specializzazione in ambito tecnologico e informatico che oggi mi permette di non ingrossare le fila dei disoccupati di questo Bel Paese.

    Dopo anni di stress psicologico, (visite mediche, passaporti a termine, rinvii per motivi di studio, lentezze incredibili nelle interazioni), oggi lo Stato è in grado di inibire il mio status di libero professionista, costringermi a chiudere baracca per 10 mesi compromettendo così sia i Suoi che i miei investimenti di anni, per mandarmi ad alzare bandiere, incollare francobolli o spingere carrozzelle anziché contribuire con le mie capacità, potenzialità e risorse alla collettività sociale.

    Ho fatto per anni e disinteressatamente volontariato per associazioni locali ed internazionali che pongono ai primi posti il dialogo e la comprensione tra i popoli, sono stato impegnato nella formazione interculturale, nello sport, nell’assistenza agli anziani, ho fondato e mantengo con mie risorse una rete civica indipendente su Internet.

    Oggi lo Stato onnipotente vuole rendere obbligatori il volontariato e la solidarietà, istituzionalizzare i comportamenti altruistici per controllare quello che ancora gli sfugge, l’amore. Io rifuggo sia l’Odio che l’Amore di Stato, dal quale mi aspetto un atteggiamento sussidiario e non totalizzante, sequestratore rispetto alla mia e altrui esistenza.

    Non accetto il compromesso di chi, obiettore di coscienza, “si imbosca” in qualche ente amorfo e non combina nulla o persegue solo i propri interessi; né accetto lo sfruttamento (con l’affidamento a mansioni che richiederebbero attitudini, esperienza e professionalità o, al contrario, con la mortificazione di attitudini, esperienze e professionalità) che è all’ordine del giorno in molti enti che risparmiano sul lavoro ridicolmente retribuito e non tutelato degli obiettori.

    Lo Stato pretende di violare il mio diritto al lavoro, congelare la mia libertà personale, imporre la sua obsoleta versione di responsabilità verso la collettività alla mia coscienza
    Rifiutando la coscrizione, sono consapevole di violare una legge attuale dello Stato, ma orgoglioso di una atto coerente con i miei principi e con quelli di moltissimi miei coetanei e coetanee, che considerano la leva obbligatoria “né giusta né utile” per la democrazia e la società del XXI secolo.

    Daniele Gubert

    Tonadico, domenica 27 dicembre 1998

    Sull'autore

    Sull'autore: Visionario irrequieto, spacciatore di tecnologie, ideatore di sinapsi. Sregolatamente rigoroso, kurioso, creativo eclettico indolente brillante-a-tratti. Indulgente indocile, rompicojoni deluxe, disincantato solo se necessario. Politico da strapazzo perché incapace di menzogna. [1972 - ] .

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