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    Ma di chi sono le risorse?

    di il 21/08/2006 in Ambiente, Politica con Nessun commento

    Il dibattito di queste settimane sul progetto di centralina idroelettrica sul torrente Vanoi, che ha visto le scomposte e inurbane reazioni del sindaco di Canal San Bovo Luigi Zortea alle critiche per il suo decisionismo demagogico e macho, le levate di scudi da parte di rappresentanti dei comuni del Tesino, obiettivamente penalizzati dal signoraggio primierotto sulla torta energetica, nonché il crescente movimento di cittadini che ritengono la conservazione della residua naturalità del torrente Vanoi un interesse pubblico prevalente, dovrebbe ruotare intorno alla domanda: ma di chi sono le risorse idriche, di chi è quell’acqua imperiosa e abbondante?

    Quell’acqua è del sindaco, come pensa lui e quelli che la bevono liscia (pur di non regalarla ai Veneti volevano fare una diga in val Cortella), è dei Tesini, titolari delle montagne su cui cade la pioggia, o è della gente di mare, visto che da lì l’acqua evapora?

    Quell’acqua è forse del presidente Dellai (è la provincia a rilasciare le concessioni), o dei suoi amici che si sono comprati Trentino Energia, o è forse della Cooperazione trentina, che presta i soldi per la centrale e si tracanna la sua quota?

    Quell’acqua è magari dei canoisti, che la cavalcano arditi, ma la rispettano profondamente, o è dei pescatori, golosi di trote, le quali non proferiscono parola ma si sa che non amano granché l’elettricità, dacché gli viene il capogiro?

    Quell’acqua non sarà mica dei tanto vituperati ambientalisti, che nascondendosi dietro Parco Fluviale, Ecomuseo del Vanoi, Siti di Interesse Comunitario, si pongono come un freno alla legittima autodeterminazione (alias autodistruzione) delle popolazioni locali nell’uso delle risorse, con l’aggravante di amare un territorio non proprio?

    Nel forum e nella commissione di Agenda 21 di Primiero ci eravamo illusi che quell’acqua fosse un patrimonio di tutti, e che il toglierla al torrente per trasformarla in bigliettoni dovesse essere una scelta valutata con un processo partecipativo, che costi e benefici sarebbero stati tenuti in considerazione, che le logiche del profitto per il profitto non si applicassero ai beni pubblici gestiti da società pubbliche… abbiamo persino cominciato a risparmiare acqua e energia nelle nostre case.

    Il compassionevole sindaco Zortea ritiene che la presenza di “crescenti esigenze della popolazione” renda imprescindibile un più pesante sfruttamento delle risorse, fossero anche le ultime, senza specificare quali queste esigenze siano e distinguerle da suoi precisi interessi, su cui in paese si favoleggia senza troppe remore (opere di urbanizzazione a favore di unità immobiliari oggetto della sua attività di mediatore? Presidenza della società Idrogenesis?).

    Inoltre, questo suo continuo piangere merenda rispetto alle necessità finanziarie del comune che amministra, come si concilia con gli enormi sprechi di denaro provinciale nel Vanoi (tangenziale e segheria di Caoria, plesso scolastico di Lausen, etc.), che fanno arrossire persino l’assessore Grisenti quando gli vengono ricordati?

    Come si può permettere di fare del razzismo campanilistico la sua bandiera, delegittimando i pareri e i consigli di persone non residenti a Canal San Bovo, quando egli stesso è residente stabile di Transacqua, e come tale indulge nel criticarne l’attuale amministrazione, in Comprensorio?

    A chi giovano i suoi deliri xenofobi, nel momento in cui è chiaro a tutti che circa l’83% dei proventi ricavati dalla riduzione al minimo vitale del torrente Vanoi per ben 3km andranno fuori valle?
    Si è accorto, dopo aver dato in pubblica assemblea dei “segaioli” ai suoi consiglieri riluttanti, che la risicata maggioranza con cui è passata la delibera di adesione alla società che vuole realizzare la centralina è diversa da quella con cui si era presentato alle elezioni?

    Le remote valli del Trentino dovrebbero investire di più sulle proprie risorse umane, archiviare gli amministratori del secolo scorso, condividere una visione e progettare uno sviluppo coerenti con la vocazione del proprio territorio (natura e cultura); non vendersi un rene, o un cuore verde, al primo miraggio di benessere da rendita, immobiliare o elettrica che sia.
    Daniele Gubert

    Sull'autore

    Sull'autore: Visionario irrequieto, spacciatore di tecnologie, ideatore di sinapsi. Sregolatamente rigoroso, kurioso, creativo eclettico indolente brillante-a-tratti. Indulgente indocile, rompicojoni deluxe, disincantato solo se necessario. Politico da strapazzo perché incapace di menzogna. [1972 - ] .

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