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    La promozione che si morde la coda…

    di il 07/10/2001 in Parco Naturale, Politica con Nessun commento

    In un’intervista rilasciata al quotidiano “l’Adige” del 17 settembre il presidente dell’Azienda di Promozione Turistica San Martino di Castrozza e Primiero sig. Maurizio Rimondi tuona contro la crescente fronda al progetto di collegamento sciistico attraverso il Colbricón. Nulla di nuovo sotto le Pale, se egli non portasse contemporaneamente un efferato colpo d’ascia al tronco del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, risultante dalle sue affermazioni inutile orpello portatore di “nessun beneficio” per la vallata.

    Il sangue verde dell’ente ferito cola sulle coscienze di chi in questo Parco lavora, si riposa, vive… di chi ci crede, e riesce ad attribuire allo straordinario ambiente che lo circonda un valore intrinseco superiore a quello monetizzabile nel suo sfruttamento.

    Ma va anche paradossalmente ad imbrattare un’icona principe della promozione turistica del Primiero e del Trentino, costruita e rinforzata in anni e anni di marketing, expo, carta patinata, farfalle, cervi e tette al vento. Si è accorto il presidente che non esce dagli uffici della sua APT un comunicato che non sia condito dell’ingrediente “Parco Naturale”, che non c’è depliant d’albergo che non si pregi di vantare la vicinanza con i centri visitatori o non evochi il “sigillo di garanzia” sulla qualità dell’ambiente conferito dalla presenza “trentennale” del Parco stesso?

    Che gli amministratori locali, ostaggi della traballante industria della fune, dopo aver incassato i benefici economici, occupazionali e d’immagine del Parco fossero pronti al “sacrificio d’Isacco” si era capito, ma che il Dio dell’Inverno avrebbe cambiato lo slogan da “terra promessa” in “terra malmessa” non si poteva nemmeno lontanamente immaginare.

    Ma dov’è finita la coerenza? Il turismo primierotto si sta trasformando in una vero e proprio imbroglio commerciale: ti faccio vedere le montagne e ti propino un caos cittadino, ti faccio vedere le mucche all’alpeggio e ti servo il formaggio di pianura, ti invito a rispettare l’ambiente ma se costa di più me ne infischio, vesto le donne da tirolesi ma queste vanno a lavorare nelle fabbriche d’occhiali, mi vanto della tradizionale calda ospitalità e questa è affidata a stranieri sottopagati e fatti ammuffire in gelide cantine, mentre i giovani locali si ubriacano con frequenza impressionante.

    Ce n’è abbastanza per invocare un turismo equo e solidale, senza scomodare i paesi in via di sviluppo. Un modello che realmente tenga in debito conto l’impatto ambientale, punti al progresso sociale e morale delle popolazioni autoctone, promuova la distribuzione della ricchezza, si orienti decisamente verso una “qualità totale”.

    Agricoltura biologica, risparmio energetico, contatto immediato con la natura, rapporti umani e condivisione di esperienze, atmosfera familiare: questa era l’ospitalità una volta, questo dovrebbe tornare ad essere il turismo alpino domani.

    Sappiamo benissimo che chi ha venduto l’anima sua e del suo territorio per costruire alberghi-astronavi ha altri valori, altre priorità, un sacco di bisogni…

    Sappiamo benissimo che oggi un “altro turismo” può lavorare su mercati di nicchia, che l’indotto del “turismo assistito di quantità” è invece maggioritario e “indispensabile”…

    Ma, finché non si saranno rovesciate le parti [quindi ce ne sarà bisogno], e finché lo si invocherà in lungo ed in largo, per favore si rispetti e si faccia rispettare [anche ai signori presidenti] il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino.

    Daniele Gubert

    Sull'autore

    Sull'autore: Visionario irrequieto, spacciatore di tecnologie, ideatore di sinapsi. Sregolatamente rigoroso, kurioso, creativo eclettico indolente brillante-a-tratti. Indulgente indocile, rompicojoni deluxe, disincantato solo se necessario. Politico da strapazzo perché incapace di menzogna. [1972 - ] .

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