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    “All-in” sulle Comunità di Valle

    di il 24/01/2012 in Comunità, Politica con Nessun commento

    Diversi amici ed elettori mi chiedono in questi giorni di esprimere la mia personale posizione sulla proposta di referendum che vorrebbe l’abrogazione delle Comunità di Valle, trovando allettante il quesito e l’occasione per dare una bastonata alla politica politicante ed ai suoi insopportabili costi.

    Rispondo loro che non posso essere d’accordo, che andrò a votare e mi esprimerò contro la proposta di abolizione, per confermare convintamente la riforma istituzionale che ha partorito le Comunità.

    Alla facile obiezione che, da consigliere della Comunità, sarei interessato a difendere la mia “carega” replico ricordando il fondamentale ruolo di minoranza cui sono stato chiamato (in 550 mi hanno preferito per la presidenza) e che cerco di interpretare con passione civile e buona volontà;  cito la rinuncia a due incarichi (Consiglio comunale di Tonadico e Consiglio dell’Unione dell’Alto Primiero) per seguire questo; segnalo la devoluzione per intero – come da programma elettorale – dei gettoni di presenza ad un fondo per borse di studio all’estero per giovani meritevoli.

    Certo di errori nel percorso fatto fin qui nella “ristrutturazione” degli enti intermedi ne sono stati fatti a bizzeffe… a livello provinciale primo su tutti quello di disgiungere le elezioni amministrative del maggio 2010 dalle elezioni degli organi di Comunità, inducendo de-sincronizzazione dei programmi presentati ai cittadini e de-responsabilizzazione delle nuove amministrazioni comunali rispetto agli impegni verso l’ambito territoriale più vasto; per non parlare del crollo di partecipazione democratica!

    La politicizzazione del voto imposta dai partiti di maggioranza (e minoranza) di Trento ha poi guastato il clima collaborativo presente in tante compagini di ispirazione civica che da decenni governano o aspirano a governare i comuni di montagna, dove parrebbe sensato e giusto discutere di soluzioni a problemi reali che affliggono “la stessa barca” più che innalzare bandiere ideologiche e aizzare grezze tifoserie dei teatrali giochi di potere del Principato.

    Aggiungiamo il cerchiobottismo spinto di Dellai, Gilmozzi, Simoni & Co. che non ammetterebbero neanche sotto tortura che la “loro” riforma tende invero ad espugnare i piccoli municipi per fame, giacché non c’è stato verso finora di farli unire sotto lauto contributo… Tutto sommato la loro frammentazione, benché non più sostenibile, è funzionale all’Impero.  Ma chi pagherebbe mai il costo elettorale di dire questa verità?  Daje de tacco e daje de punta… se questa “melina” tra Comuni, Unioni e Comunità dura troppo a lungo, i doppioni e i triploni si sclerotizzano, e i cittadini nel loro piccolo si inka…no.

    A livello locale mi sento di rimproverare un Presidente di Comunità che troppo spesso più che fare “sindacato” del territorio fa il luogotenente della Provincia, ortodosso applicatore di direttive piovute da sopra, cinico funzionario del comitato centrale in attesa di promozione, beneficiato nel frattempo di doppio stipendio pubblico.  E una masnada di Sindaci disorientati che tra collegi, conferenze, giunte e consulte di frequente purtroppo ricadono nell’atavica tentazione delle rivendicazioni campanilistiche e dell’accaparramento cieco di risorse per il proprio orto.  D’altra parte se dalla falegnameria (per fare un tavolo, ci vuole un anno… ) della Comunità non emergono chiarezza e concretezza, come biasimarli?

    Ma l’idea di fondo delle Comunità era buona e rimane buona, almeno per noi delle valli più lontane e “isolane”:  disegnano il migliore  ambito di confronto politico (nel senso più genuino del termine) sui destini di uno spazio alpino condiviso e scarso che nei fatti ha reso invisibili i confini dei comuni, un livello istituzionale dimensionalmente adeguato per la pianificazione socio-economica per molto tempo elusa o sub-appaltata, un soggetto erogatore di servizi a maggiore potenziale di efficienza ed efficacia, un esercizio di autonomia partecipata ed effettiva.

    Nell’elaborazione di una “visione” sintetica di futuro, nella connessione tra risorse territoriali, nell’implementazione di buone pratiche per lo sviluppo sostenibile e la risposta ai bisogni sociali, nella soluzione a diversi e annosi problemi di sistema (la mobilità interna, l’inselvatichimento incontrollato del paesaggio, le nefandezze di una politica urbanistica fatta intorno al proprio ombelico, la guerra tra bande per il controllo dei centri di potere…), le rappresentanze su delega municipale del declinante ente comprensoriale non sono state sempre all’altezza: oggi grazie all’elezione diretta negli organi della Comunità lavorano soggetti più freschi, più motivati e più rappresentativi di un sentire collettivo, di una voglia di fare insieme.

    Il percorso è accidentato, e certo non aiutano i continui annunci sui giornali (poi puntualmente seguiti da lungaggini o rinculi) di cessione di competenze all’ente Comunità: se dovessimo prenderli tutti per veri, esso si trasformerebbe ben presto in un Ministero con centinaia di dipendenti, decine di direttori e dirigenti, inefficienze e costi alle stelle.

    Ai cittadini confusi e sfiduciati direi di portare ancora un po’ di pazienza:  la macchina nuova va rodata e un credito concesso a chi sta cercando di cavar fuori da questa riforma un risultato ambizioso: una nuova coesione, una nuova stagione di autogoverno diffuso e consapevole.  Come sempre contano di più le persone, le loro capacità ed il loro impegno, che i giocattoli istituzionali e i soldi a ufa…

    Ecco, la sfida della specialità oggi sta tutta qui: dimostrare che l’Autonomia ce la meritiamo perché facciamo meglio con meno risorse, non perché siamo più bravi degli altri (cui non è data possibilità di controprova) a spendere e spandere.  Via le indennità, subito!  Non è vero che resteranno i ricchi, resteranno i volonterosi!

    Auspico sinceramente che i partiti del governo provinciale e delle minoranze a-padane partecipino massicciamente alla campagna elettorale del referendum e convincano i trentini che il bambino non va buttato con l’acqua sporca:  questo voto sarà la prova d’appello rispetto al flop di partecipazione del 2010.

    Nascondersi con ulteriore astensionismo sarebbe imperdonabile e negherebbe quella convalida dal basso di cui la riforma istituzionale del Trentino ha assoluta necessità; è giunto il tempo di giocare l’“All-in” o di abbandonare il tavolo per manifesta inettitudine.

     

    Daniele Gubert
    Consigliere di minoranza nell’Assemblea della Comunità di Primiero
    per  la lista civica “La mia Valle nel Cuore”

    Sull'autore

    Sull'autore: Visionario irrequieto, spacciatore di tecnologie, ideatore di sinapsi. Sregolatamente rigoroso, kurioso, creativo eclettico indolente brillante-a-tratti. Indulgente indocile, rompicojoni deluxe, disincantato solo se necessario. Politico da strapazzo perché incapace di menzogna. [1972 - ] .

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